Un cambio di passo.


L’incapacità del m5s di elaborare una propria lista in Sardegna, dove a febbraio è stato primo partito, è qualcosa che lascia basiti. E’ l’ennesima dimostrazione dell’inconcludenza del concetto fumoso di democrazia diretta quando il gruppo in cui viene applicato supera una certa massa critica e quando c’è bisogno di decisioni rapide.

Non entro nel merito dei motivi specifici. Quali che siano ad un certo punto qualcuno doveva potersi assumere la responsabilità di una decisione e la lista del m5s doveva esserci.

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Outing


Faccio outing al contrario.
Qualche mese fa dicevo che anche se parecchio mi lasciava perplesso ritenevo comunque giusto impegnarmi attivamente per dare forza al m5s. Per quanto era nelle mie possibilità l’ho fatto.

Nonostante i limiti strutturali evidenti e gli errori di inesperienza, avevo comunque la speranza che in quella che appariva come una galassia in formazione in cui c’era di tutto, fosse possibile l’emergere di qualcosa di nuovo con una forte progettualità politica e in grado di elaborare delle proposte di cambiamento reale.

Non ho lesinato le critiche, che ritenevo costruttive. Alcuni limiti li ho visti come pesanti handicap strutturali impossibili da superare, ma speravo che i loro effetti inevitabili potessero essere procrastinati, aggiustati, ammorbiditi.
Così non è stato.
C’è stata anzi una tendenza quasi suicida nel metterli in evidenza, nel porre quelli che sono oggettivamente delle debolezze quasi fossero al contrario punti di forza.
Incomprensibile.

Il m5s è diviso fra un progetto a lunga scadenza che vive, piuttosto vagamente, nella mente di alcuni, a metà fra l’utopistico e il velleitario, e piccole politiche che non vanno oltre la giornata. In mezzo, fra il fine ultimo vagheggiato e l’immediato del conto della serva, non c’è coniugazione.

Dei progetti ultaterreni per i nostri discendenti poco ci importa e il conto della serva si è importante, ma non è proprio di spiccioli che vorremmo sentir parlare.

Inoltre ci sono varie anime, fra loro in contraddizione.
Fin tanto si rimaneva nell’ambito dei desiderata, del quando arriviamo lì vi faremo vedere  è andato tutto bene. Ma poi appunto, quando c’era da far vedere… allora le anime sono venute fuori.

Alcune francamente disarmanti nella loro pochezza. Deludenti, per non dire ridicole.
I media hanno avuto buon gioco nel metterle in evidenza.
Ma la disonestà intellettuale dei media non è nell’aver mostrato la pochezza di certe posizioni: bensì nell’aver sottaciuto con abilità le parti migliori e l’aver messo in evidenza i limiti del m5s “dimenticando” ciò a cui esso era alternativa: ovvero quel merdaio della politica italiana degli ultimi 20 anni.

C’è sicuramente una parte sana e onesta nel m5s e anche tendenzialmente capace in futuro di essere parte attiva di un eventuale cambiamento. Ma oggi essere onesti e volenterosi è una condizione necessaria ma assolutamente non sufficiente, dati i tempi che corrono.

In tempi di crisi epocali occorrono progettualità epocali. Ma anche capacità di tradurre questa progettualità in passi concreti. Uno dopo l’altro.

Non si può guidare il popolo verso la terra promessa e dirgli ogni sera: nel frattempo arrangiatevi.

Ammesso (e non concesso) che questo progetto a lunga scadenza sia perseguibile e desiderabile, manca totalmente il dispiegamento nella pratica politica quotidiana, che si limita da una parte ad una cieca attenzione a ciò che fanno gli altri, avendo alcuni preso molto sul serio il loro ruolo di controllori del parlamento, e dall’altra alla faticosa elaborazione di progetti di legge comunque scollegati da disegni complessivi che restano lettera vuota, fiori all’occhiello che nessuno vede e a che nessuno saranno utili.

E’ ovvio che il ruolo autoassegnatosi di poliziotti anticasta, seppure meritorio, è ridicolo, per una forza che per un momento ha incarnato in molti elettori la speranza di cambiare il paese.

C’è un equivoco: il fatto che gli altri facciano schifo è la causa per cui voi siete stati votati. L’effetto non può essere quello di sentirci raccontare che gli altri fanno schifo e voi no.

E’ la tautologia che assurge a prassi politica. E lo sconcerto si traduce in crolli elettorali. Negati peraltro, tristemente.

Per contro, anche elaborare delle  buone proposte, appare estemporaneo e asfittico, dal momento in cui non solo vengono regolarmente disattese, ma riuscirebbero comunque a incidere ben poco nella realtà economica di un paese sull’orlo del collasso. E sono comunque inserite in un quadro contraddittorio che pesca, sembra  casualmente,  in teorie e idee che fra loro fanno a pugni.

La parte migliore del m5s, che lavora in parlamento (e ci sono veramente persone in gamba!) è come un criceto chiuso in gabbia.  A breve vedremo i segni dell’inevitabile disillusione, dopo l’entusiasmo iniziale.

Su tutto il problema di un Grillo, deus ex-machina, incapace di cambiare un registro che è come imballato da febbraio. Le sue considerazioni anziché aprirsi in una logica propositiva si stanno chiudendo sempre di più. Forse ormai irrimediabilmente il personaggio ha perso forza e credibilità.
Quell’aura di conquistatore travolgente che lo avvolgeva nello tsunami tour è scomparsa, mostrando impietosamente che il “genio” era casuale.
L’uomo giusto al momento giusto, che però, non appena il momento è leggermenta cambiato, non ha avuto l’accortezza di adattarsi.

Si sperava che, seppure non avendo la levatura del leader all’altezza del ruolo che i tempi richiedono,  ci fosse la capacità di farsi un po’ da parte, attraendo competenze e capacità, cucendole in un disegno che avesse un minimo di organicità.
Insomma che il personaggio Grillo lasciasse crescere la sua “cosa”, mettendosi al servizio di essa invece che, come appare, gestirla come in un rapporto morboso di possessività fisica.

Dopo il partito azienda, con la politica gestita come un’impresa, abbiamo avuto il partito teatro, con gli elettori gestiti come spettatori paganti, e ai primi fischi gli si dice: chi vi ha detto di entrare? se non vi piace uscite, smettetela di fare casino, questo è lo spettacolo e non si cambia.

Questo rischio si intravedeva, ma, speravo, che quella parte del paese senza sbocchi nella politica tradizionale, nell’amalgama del m5s potesse proporre, elaborare, lanciare delle politiche alternative a quelle di sistema. In una parola “emergere” come proposta di ampio respiro, politica, ideale.

Non è detto che ciò non avvenga, ma dato che anziché essere favorita è stata osteggiata, i tempi si allungano. E non di poco.
Quando dico osteggiata intendo appunto che oggi la posizione narcisistica e autoreferenziale del movimento di Grillo è in realtà un limite alla crescita del nuovo. Una ulteriore pesante pietra, forse tombale.

Tra il male e il peggio


M5S, trovato il punto debole.

Scritto da 
Mi chiedete un commento su quanto sia successo in questi giorni con l’apertura delle camere ed il M5S, e devo dire che chi aveva sperato di veder cambiare qualcosa avra’ avuto una soddisfazione – come capita sempre ai tattici che non hanno strategia – ma stanno vedendo l’inizio della fine, proprio perche’ qualcuno ha concepito una strategia piu’ efficace dei tatticismi – a volte geniali – di Grillo.

http://www.keinpfusch.net/2013/03/m5s-trovato-il-punto-debole.html

Sul piano della pura tattica, Grillo ha ottenuto cio’ che voleva. Ovvero di aprire il parlamento come una scatoletta di tonno.
Se fate un salto indietro con la memoria, non ricorderete – se non ai tempi di Pannella – che si siano fatte dirette dalle camere per le votazioni dei presidenti, o che si siano cosi’ morbosamente e precisamente seguiti i parlamentari dentro al parlamento.
Sinora il parlamento era vissuto da tutti gli italiani come un problema importante quanto i tarzanelli di Pippo Baudo, e la pressione mediatica sui parlamentari e’ iniziata solo ora. Durera’? Probabilmente si’: essenzialmente, il rischio e’ che un grillino riesca a filmare – con il suo iPad d’ordinanza – uno stralcio di qualche discorso che risulti poi vergognoso. A quel punto, la stampa di partito – ovvero tutta la stampa italiana – puo’ reagire solo se ha tutto il discorso e non solo lo stralcio.
Di conseguenza, la stampa di partito (d’ora in poi “la stampa”, visto che c’e’ solo stampa di partito) continuera’ a presidiare il parlamento per evitare che qualche grillino faccia lo scoop e finisca sul blog di Grillo. Credo che in questo senso, l’ idea di Grillo di mettere i ladri sotto i riflettori abbia funzionato e si sia realizzata: sul parlamento c’e’ un’attenzione mai vista prima.
Celebrata questa vittoria tattica – Grillo e’ un tattico geniale – , va rilevata una disfatta strategica.
Mi spiego.
Le camere hanno un bilancio di circa un miliardo di euro. Questo fiume di soldi non va solo a pagare i parlamentari e le loro note spese, ma va a tutta una serie di enti paralleli, tipo la fondazione della Camera (ove sverna Bertinotti, lautamente pagato, per esempio) i quali hanno le loro spese e i loro appalti.
Il controllo di questo bilancio e’ assegnato ai presidenti, che poi lo esercitano anche grazie ai questori, il collegio dei questori. Va da se’ che per “smascherare” le porcherie che sicuramente si celano dietro a questa cosa del miliardo di euro di budget, occorra entrare o nella presidenza o nel collegio dei questori.
PDL e PD, (da ora in poi “il superpartito”, dal momento che hanno governato insieme negli ultimi 20 anni, come ho spiegato qui)  sono coscienti di questo, e hanno elaborato un modo per sbattere fuori M5S. C’e’ da pensare, peraltro, che tale metodo verra’ usato ancora.
Se PD e PDL avessero presentato due candidati almeno passabili, cioe’ non vi fosse stato Schifani, probabilmente i grillini avrebbero potuto astenersi, e rimanere con la coscienza pulita. Quello che ha fatto  il super partito e’ stato di presentare un nome accettabile ed uno scandaloso, gia’ rifiutato da Grillo a gran voce tramite il blog.
Il risultato e’ che i grillini si sono trovati di fronte ad una situazione per la quale o facevano passare Schifani o sceglievano Grasso. E sembra che molti di loro comprensibilmente abbia votato per Grasso.
Che cosa sarebbe successo se avessero lasciato passare Schifani? Piu’ o meno la stessa cosa: la sinistra avrebbe dato fiato alle trombe e avrebbe titolato “I Grillini fanno eleggere Schifani”.
Questo e’ piu’ o meno il gioco che vedremo da ora in poi. Quello che faranno sara’ di avere SEMPRE – guarda caso – l’alternativa del PD e una indigeribile alternativa del PDL . I grillini, astenendosi, faranno mancare i numeri, col risultato che se si astengono passa la proposta orrenda del PDL, mentre se non lo fanno votano PD.
Per fare questo occorre un accordo tra PD e PDL, accordo che esiste da decenni – basti pensare al non voto del PD sul rientro dei capitali scudati – e tale gioco funzionera’ cosi’:
  1. Il PD fa una proposta che piace al PD, dispiace (ma non troppo ) al PDL.
  2. Il PDL, in cambio di qualche limatura alla proposta, propone anche un orrore indegno.
  3. M5S si trova nella condizione di far passare lo schifo oppure lo schifo meno un quarto.
Facciamo un esempio, cioe’ la legge elettorale. Supponiamo che la proposta del PD sia un maggioritario francese , come hanno sempre voluto, con collegi proporzionali. Il PDL allora offre il GangBang Anale Creampie come metodo elettorale, cioe’ una roba inaccettabile per gli elettori.
A quel punto il M5S ha due chances:
  • Sostenere la proposta del PD, che non dispiace tanto neanche al PDL.
  • Astenersi facendo passare il gangbang anal creampie come legge elettorale.
  • Astenersi o uscire , o votare una inutile proposta propria, e forse lasciare la legge com’e’.
Potete capire che in nessuno dei casi M5S ne esce con una bella immagine.
Nel primo caso, votano col PD. Ed e’ facile dar loro dei venduti.
Nel secondo caso, saranno accusati di aver voluto il gangang anal creampie come legge elettorale.
Nel terzo caso, saranno accusati di “Grillo vota per tenere il Porcellum”.
In nessun caso, cioe’, M5S ne esce con le ossa sane.
E’ sufficiente che il superpartito si sappia coordinare , e la gente vedra’ (le persone comuni non percepiscono PD e PDL come unico partito, per motivi che personalmente  mi sfuggono) che M5S vota sempre col PD, oppure – qualora facciano diversamente, qualsiasi cosa facciano – votano per mantenere o approvare leggi del PDL.
Grillo puo’ sottrarsi a questa morsa?
Si, ma non lo fara’. Non lo fara’ perche’ non ha una visione strategica.
La soluzione sarebbe quella di uscire dall’aula , cioe’ l’aventino, oppure di dare le dimissioni in massa, prima che ci siano le elezioni del Presidente della Repubblica. In questo caso, siccome un aventino e’ intollerabile per Napolitano, e anche per il successore, avrebbero abbastanza potere di trattativa per ottenere lo scioglimento delle camere immediato da parte del prossimo presidente.
Grillo invece non lo fara’. Da limitatissimo tattico non vede la cosa nel contesto, ma la vede “da dentro”, col risultato che crede che con dei movimenti tattici potra’ risolvere il problema. Ma il fatto che quanto avvenuto sia apparso in due modi diversi da parte di un pezzo della sua forza tattica dovrebbe dirgli una cosa molto semplice: la mossa avversaria e’ piu’ strategica che tattica.
Molto probabilmente PD e PDL si sono riuniti (o si e’ riunito il superpartito) e ha concluso che il primo problema e’ eliminare M5S, cosa fattibile in 6-12 mesi, a patto che per tutto il tempo M5S sia costretto a votare potendo scegliere solo tra  il male e il peggio.
Grillo(1) potrebbe uscirne ritirandosi dal parlamento , dicendo “abbiamo visto che usano questa tecnica, e’ chiaro che il sistema non e’ riformabile, vogliamo nuove elezioni subito, ce ne andiamo dal parlamento.
Questo sarebbe parlar chiaro, e probabilmente significherebbe ricominciare uno tsunami tour, ma sarebbe l’unico modo di svincolarsi in una tenaglia.
Strategicamente parlando, Grillo si ritrova in una situazione detta “guerra su due fronti”, situazione perdente quasi per definizione. Potrebbe trasformarla in una guerra su un fronte solo se riuscisse a mostrare PD e PDL come due ali dello stasso partito, come sono, ma se non lo fa tutto quello che otterra’ sara’ di dover combattere su due fronti, quando i due fronti in realta’ si coordinano insieme e sono alleati. Un disastro.Di fatto, M5S adesso verra’ continuamente costretto a scegliere tra male e peggio, e di fatto consumera’ la propria immagine – senza ottenere i miglioramenti che ha promesso – nei prossimi mesi, sino a finire consumato entro un anno.
Come diceva Clausewitz, “chi entra in battaglia senza sapere da prima cosa vuole e come vuole ottenerlo, e’ uno stupido e ha perso in partenza”.
E a quanto pare, Clausewitz era nel giusto.
Non che ne dubitassi, si intende.
Il vero problema e’ , adesso, che la speranza che un partito nato su Internet portasse al cambiamento verra’ uccisa sul nascere per colpa dell’incompetenza strategica di Grillo e Casaleggio, ed eventuali iniziative future a riguardo saranno prese sottogamba dall’elettorato memore del fallimento di M5S.Spiacente, ragazzi: game over.
Uriel
(1) Ripeto: Grillo. E’ inutile che il grillino mi dica che Grillo e’ solo un portavoce, i fatti dicono il contrario. Avete avuto 25.000 voti alle vostre elezioni interne e otto milioni alle politiche, il che significa che il nome Grillo elettoralmente  pesa piu’ di 300 volte  tutti i suoi parlamentari messi insieme.
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Ho ribloggato il pezzo di Uriel.

Ne condivido l’impianto ma non le conclusioni pessimistiche. Si tratta di due punti: il primo è che la vita parlamentare non è fatta solo di scelte si/no. Il secondo è che in quelle situazioni si può (si deve) anticipare le mosse dell’avversario proponendo prima noi dei candidati forti. Il punto è che non siano solo “nostri” ma che risultino essere forti anche per gli altri. Insomma bisogna costringerli ad inseguire. Stare sempre un passo avanti. Cosa che grillo ha fatto nella campagna ma che da quando siamo in parlamento non riesce a fare. Che pd e pdl (e gli altri) potessero essere oggettivamente alleati contro il m5s era più che prevedibile, aldilà delle profferte di bersani, finte quanto quelle del lupo che invita a cena l’agnello. Il problema è come nota Uriel, che se ti lasci ingabbiare nel loro schema sei fottuto comunque vada. Non puoi andare in parlamento e fare la forza rivoluzionaria: è una contraddizione in termini. Se accetti le regole parlamentari, devi muoverti nelle regole il che significa anche negli spazi grigi di queste. Cosa che i volponi della politica sanno fare benissimo. Sei andato sul loro terreno? Devi batterli sul loro terreno. Con le loro armi. Abbiamo ottime carte, da giocare, e possiamo sputtanarli quando giocano con carte truccate, ma dobbiamo giocarle bene, se no ce le diamo in faccia. Giocarle bene si chiama TATTICA. E in politica è necessaria, così come è necessaria la STRATEGIA. La tattica è informata dalla strategia. Ma qual’è quella del M5S? Su molti argomenti è da tradurre in proposte concrete. Sull’europa non è chiara. Sull’euro, non è chiara. E su questo si baserà moltissimo, perché tutte le decisioni che si prenderanno relativamente alla necessità di una ripresa economica passano in questo stretto collo di bottiglia.

E’ ovvio che se non hai chiara la strategia, ben difficilmente riuscirai ad elaborare una tattica.

 

Non condivido nemmeno il discorso che l’unico modo di uscirne sarebbe quello delle dimissioni di massa: l’Aventino, per andare a nuove elezioni.

Secondo me sarebbe una mossa suicida, per il m5S. La maggior parte della gente lo ha votato perché cambiassero le cose. E le cose stanno cambiando. Solo che ci vuole tempo.

Non lo ha votato perché perdesse tempo e determinare lo scioglimento delle camere sarebbe una enorme perdita di tempo per il paese. Che non ci si può permettere.

Ma Uriel vive in Germania, che gli frega.

L’antipolitica


Fra ieri e oggi è tutto un fiorire sui media – scritti e parlati, online e cartacei – di articoli colmi di indignazione per “il sindaco Grillino che licenzia l’assessora incinta”. Il sindaco del Movimento 5 Stelle è quello di Mira (VE) Alvise Maniero e l’assessora è Roberta Agnoletto eletta sempre nella lista M5S.

Il Municipio di Mira

Questa mattina sentivo a Radio24 il vicedirettore di Panorama che parlava di “inquivocabile e incontrovertibile discriminazione”.

E, solo cercando su google le keywords “mira, assessore, incinta”

E così via. Un coro di indignati contro la discriminazione, il mobbing.

E il web s’indigna appresso, ovviamente. Tutti in coda, su twitter, facebook, commenti ai giornali, forum a dire “sono peggio degli altri” “fanno tanto i nuovi e poi ecco lì… ”

No no… un momento.  Fermi un momento. Sentiamo il sindaco,  cosa dice?

La signora Agnoletto, che è avvocato e docente, non può garantire – leggittimamente, per carità – la presenza per più di due giorni a settimana, per suoi impegni. E il fatto di essere incinta ha poco a che vedere con questo fatto. Il sindaco e la giunta pensano che sia il caso, per le due deleghe che ha l’assessore, (politiche ambientali e sport) che venga data una maggiore presenza. Quindi decidono di darle a qualcuno che potrà assicurare di esserci di più.

Aggiungiamo che la signora probabilmente non ha bisogno di quei 1577 euro lordi al mese, spettanti per le due deleghe (dati reperiti sul sito del comune) visto che svolge altri lavori. Ma questo però io non lo so con certezza, ché le notizie dei giornali sono sempre imprecise, costruite solo per portare acqua al mulino della tesi che vogliono dimostrare. E questi dati non erano essenziali da precisare. Magari sì, è avvocato ma non esercita. Magari insegna ma sono poche ore a settimana. Non ne ho idea. Non voglio fare i conti in tasca alla signora. Certo che 1577 euro lordi saranno 900/1000 euro al mese. Magari sono indispensabili o magari no. Io non lo so.

Consideriamo altro.

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Scenari


Sul suo blog phastidio.net e su “Il Fatto Quotidiano”, Mario Seminerio esprime con molta chiarezza quella che è una indiscutibile realtà:

La promessa di Silvio Berlusconi di restituire l’Imu sulla prima casa utilizzando di fatto i soldi del risparmio postale degli italiani contenuti nella Cassa Depositi e Prestiti, è solo l’ultima di una serie di miraggi elettorali che tendono a perdere completamente di vista sia lo stato della congiuntura che soprattutto il “vincolo esterno” per il paese, cioè gli impegni europei a rispettare quel “risanamento” di matrice ideologica tedesca che finora ci ha regalato qualcosa di molto simile ad una depressione economica.

Pressoché ozioso evidenziare le assurdità della proposta berlusconiana, come l’uso improprio (cioè fuori statuto) della Cassa Depositi e Prestiti, l’aumento immediato del debito pubblico che tale uso determinerebbe, oppure il fatto che Berlusconi, grande tagliatore immaginario di spesa pubblica, pensi ad aumentare le accise per finanziare il rimborso Imu. Ma il punto vero è un altro: a giorni la Ue comunicherà i dati aggiornati sul rapporto deficit-Pil, da cui emergerà che il percorso di consolidamento fiscale è miseramente fallito in tutta l’Eurozona, Francia inclusa. A quel punto saremo in uno snodo fondamentale per il nostro futuro: solo negoziando un allungamento del percorso verso il pareggio di bilancio sarà possibile evitare un avvitamento che rischia di portarci al dissesto.

Con il sistema bancario ancora in credit crunch a causa dell’esplosione di sofferenze su crediti causata dalla profondità della crisi e dall’esigenza delle banche di ridurre il rapporto tra impieghi e depositi, la recessione domestica si autoalimenta, scavando sempre nuovi buchi di bilancio. A breve servirà trovare fondi per finanziare la cassa integrazione in deroga, e non sarà per nulla semplice. Anche ipotizzando di ottenere dalla Ue un allungamento del percorso verso il pareggio di bilancio senza condizionalità aggiuntive (cioè senza nuove manovre), il quadro congiunturale resterà estremamente precario. L’ipotizzata “ripresa” europea del secondo semestre di quest’anno, almeno per come ad oggi emerge dai modelli econometrici, non sarà di entità tale da consentire di produrre nuove risorse da destinare a significative riduzioni d’imposta.

Questa dissonanza tra una realtà assai grama, e comunque destinata ad evolvere in “meglio” solo con lentezza esasperante, ed alcune impostazioni di campagna elettorale che altro non sono che crudeli fiabe ad uso di una popolazione angosciata, è il segno dei tempi sconvolti che viviamo. Tempi che lasceranno cicatrici profonde.

E’ esattamente così: NON E’ POSSIBILE ALCUNA INVERSIONE DI ROTTA NEL QUADRO DELLE POLITICHE ECONOMICHE DELL’EUROZONA.

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Polli da spennare


Di nuovo la Corte dei Conti lancia un grido di allarme.

Gli aumenti del prelievo forzano “una pressione fiscale già fuori linea” e favoriscono “le condizioni per ulteriori effetti recessivi”. L’allarme arriva dal presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino che, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, ha sottolineato l’urgenza di ridurre la pressione rfiscale e di “una più equa distribuzione del carico fiscale”. Giampaolino ha anche insistito sulla “necessità di puntare sui fattori in grado di favorire la crescita”, ma soprattutto si è soffermato sul problema della ‘corruzione sistemica’, che oltre al prestigio, all’imparzialità e al buon andamento della pubblica amministrazione, “pregiudica la legittimazione stessa delle pubbliche amministrazioni e l’economia della nazione”. Il procuratore generale della Corte dei Conti, Salvatore Nottola: “Condono fiscale ha motivazioni intuitive e fondate’  (il resto qui)

E’ un po’ la scoperta dell’acqua calda. Ma considerando il pulpito istituzionale da cui vengono dette queste parole: “i margini limitati di riqualificazione della spesa pubblica hanno reso necessario, dunque, un ricorso ad aumenti del prelievo tributario, forzando una pressione fiscale gia’ fuori linea nel confronto europeo e favorendo le condizioni per ulteriori effetti recessivi; la pur comprovata maggiore efficacia delle misure di contenimento della spesa pubblica non ha, inoltre, consentito, in presenza di un profilo di flessione del prodotto, la riduzione dell’incidenza delle spese totali sul Pil, che resta al di sopra dei livelli pre-crisi

Aldilà della prosa a dir poco circonvoluta. Aldilà del fatto che viene in mente che se non mi sbaglio, vado a spanne, il presidente della Corte dei Conti appartiene a quella classe di stipendi  freschi di aumento del 3 e rotti percento, per adeguamento all’inflazione, che li situa intorno ai 300.000 euro.  Ma passando oltre…

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