al mare…ma a scalare…


Penso che abbiamo a disposizione un tot di energie fisico/intellettuali. Ci servono per vivere e quindi anche per comunicare. Perché la comunicazione, che sia tramite scrittura o altra forma, fa parte della nostra necessità di socializzare, di confrontarci con gli altri, di verificare chi siamo guardandoci nello specchio degli altri.

 

Così a volte passiamo periodi in cui comunichiamo molto e altri meno. In genere quando siamo infelici abbiamo la necessità di comunicare molto. Non per tutti è così, c’è anche chi si chiude e non comunica per niente. Ma se si tende a voler modificare la nostra situazione nei riguardi degli altri allora comunichiamo.

Io questo periodo non ho molta voglia di scrivere. Ho voglia di leggerezza.

Non che non legga, non mi informi, non mi indigni come sempre. Non che non rifletta sul vicino e sul lontano che accade… più che altro però non sento la necessità di aggiungere parole a quelle di altri: la mia comunicazione è indirizzata verso la leggerezza, lo scherzo.

Come sempre sto scalando. Ieri però sono andato al mare. Ed erano 6 anni esatti che non andavo su una spiaggia a sdraiarmi al sole.

Non che ci sia restato molto: il tempo di fare un bagno e anche quello molto veloce. Non mi piace più nuotare, stare in acqua mi serve solo quel tanto che basta per rinfrescarmi.

Quindi mi sono rivestito ho preso le mie cose da arrampicata e sono andato nella grotta in riva al mare a scalare.

Un po’ umido. Strana sensazione di dovermi pulire bene i piedi dalla sabbia per farli entrare nelle scarpette. Ma insomma… qualche volta si può anche fare.

Purtroppo la leggerezza nel vivere non abbraccia anche il campo fisico e le pareti strapiombanti hanno massacrato le mie braccia…

 

che fatica….

 

CIMG1765

ancora farfalle


Anche questo (il velo d’acqua sospeso) è suggestionato da Dalì.
Rimango spesso senza parole, guardando i suoi quadri: per i colori che usa, ma soprattutto per le idee.

Lungi da me il pensiero di fare cose ispirandomi a lui.
Però appunto… alla suggestione è impossibile sfuggire.

 

farfalle

 

E così, la mia collezione (di farfalle) aumenta… 🙂


Edit 18.6
Stavo pensando che in effetti questo quadro ha una sua storia un po’ particolare.
Ho iniziato come faccio ultimamente senza sapere cosa avrei fatto.
Punto fermo era l’acqua come velo che si alza, delle strutture colorate a sinistra, le farfalle che avrei messo da qualche parte.
Dopodichè, all’inizio non c’erano quasi montagne…solo leggeri rilievi a segnare l’orizzonte.
Poi c’erano delle strutture prismatiche a destra e, dietro di esse, degli alberi colorati. Le strutture erano ricoperte di fiori.

Martedi mi arriva una multa per un autovelox. Non sono solo i 165 euro e i -5 punti. E’ anche che questa multa l’ho presa a metà gennaio sulla strada che da frosinone va a sperlonga, una superstrada che faccio in quel periodo tutti i weekend andata e ritorno. Quindi c’è un grandissimo rischio, per come è stato posizionato "a trappola" l’autovelox, che nei prossimi mesi mi arrivino molte multe. Insomma potrebbe essere un vero massacro, tenendo conto che la strada è dritta, larga, che a quell’ora c’è ampia visibilità e pochissimo traffico… trovarsi oltre il limite è quasi normale, anche non correndo veramente.. Io non ho mai saputo dell’esistenza di questo autovelox. Dal 17/1 a fine aprile avrò fatto quella strada più di 20 volte.

Insomma sono quasi angosciato.
Arrivo a casa prendo il quadro… e inizio a dare botte di bianco ovunque. copro i fiori, gli alberi colorati, lo sfondo…
le montagne si alzano, lo sfondo si scurisce, metto alberi neri, secchi, quasi bruciati.

Le farfalle il giorno dopo…

Un avvocato mi ha detto che tutti i ricorsi per quell’autovelox vengono accolti, e che è stato disattivato a febbraio su ordine della prefettura. Era veramente una trappola mangiasoldi.
Speriamo bene.

se…


Poco fa in una e-mail scrivendo della libertà di scegliere last minute le cose che voglio fare, sensazione a cui sono abituato e che mi porta molto spesso ad isolarmi dagli altri, mi è tornata alla mente un’immagine emblematica.

Estate 2003, ero in Dolomiti da solo. Circa dieci giorni che girovagavo nei sentieri della Civetta e delle Pale. L’estate del 2003 fu caldissima. Ricordo che facevo il bagno in torrenti nei quali normalmente non riesci nemmeno a mettere i piedi. Dormivo dove capitava, in bivacchi all’aperto, in macchina quando ci tornavo, in quota a volte, mi lavavo appunto nei torrenti, scaldavo minestre sul fornelletto direttamente nel loro barattolo… gli unici contatti con la realtà erano i negozi in cui scendevo a comprare qualcosa da mangiare e il cellulare, con cui scambiavo sms, specie la sera, al buio quando non c’era più luce per leggere.

Uno scambio di sms mi portava verso la val d’aosta, in cui non ero mai stato. Un altro verso roma, anzi prima di roma, l’argentario: una barca. Due donne. Due acquario (strano eh!). Una di montagna, l’altra di mare. Una sconosciuta, l’altra no: anzi avevamo una storia.

Una mi invitava per andare in gruppo a scalare una cima del Monte Rosa. L’altra a una vacanza sulla sua barca.

Fra le dolomiti e la val d’aosta c’erano 500 km. Lo stesso per l’argentario più o meno.

Se dalle dolomiti fossi dovuto tornare a roma la decisione avrei dovuto prenderla a padova: per la val d’aosta verso milano, per roma invece verso bologna. Ma dovendo andare all’argentario, in caso potevo rimandare la decisione.

I chilometri correvano e io pensavo…  c’era qualche cosa di altro… che non era solo il pensare a due donne, di cui una peraltro assolutamente sconosciuta, non sapevo nemmeno se fosse fidanzata, insomma non pensavo a lei in quanto donna ma solo come punto di riferimento (simpatico) con cui andare in montagna. C’era un posto sconosciuto, la val d’aosta, c’era che si allontanava ulteriormente da casa mia, c’era la montagna; sull’altro polo c’era una persona con cui stavo bene, ma il mare, roma, le cose che già conoscevo.

Non mi decidevo. Arrivai a Milano, percorsi altri km, poi c’è un punto in cui l’autostrada si divide, a destra vai verso torino, a sinistra verso genova. All’ultimo istante andai a destra. La decisione era presa.

Quella decisione, quell’istante, quel piccolo colpo di sterzo a destra negli ultimi metri, ha influenzato la mia vita profondamente.

Da quel punto la mia vita si è dipanata per 6 anni nei quali ovviamente ho stratificato ricordi.

E se invece avessi voltato a sinistra? se avessi deciso per il mare, la barca…  posso immaginare la strada fino a genova, e poi dopo, la spezia, la fine dell’autostrada, l’aurelia, l’argentario, la barca in porto, io che parcheggio la macchina e lascio la roba di alpinismo nel cofano, salgo in barca, baci… < sono contenta che hai deciso così…> <sei abbronzatissima> <tu invece sembri un muratore hai i segni del calzettoni e dello zaino…>

e poi? gli altri sei anni?

mi spaventa pensare alle milioni di possibilità che esistono nella vita e alla casualità che a volte te la cambia profondamente.

mi viene in mente il film “donnie darko”

la nebbia

vieni a vedere la mia collezione di farfalle…


Insomma… i francobolli mi sembrano una cosa insulsa, i “miei libri” vale solo per le intellettuali, i “miei quadri” si, funziona abbastanza ma è impegnativo…

la collezione di farfalle è un classico a cui non si può rinunciare.

Tenendo conto che cucino anche bene, quale donna potrebbe resistere al mio invito se possedessi anche una collezione di farfalle?

Però.

Ma l’idea di infilzare quei poveri esseri su uno spillone (che lo abbia fatto io o altri, poco importa) non è che mi piaccia molto.

Allora ho pensato: invece di dipingere incubi a colori (vedi post precedente) mi dipingo la mia collezione di farfalle.

Ho iniziato con questa, spero che vi piaccia 🙂

 

farfalla

In the name of god


 

 

Dato che vivo in un appartamento in cui la maggior parte dell’arredamento c’era già, sul muro sopra il letto c’era un quadro con un’immagine sacra: una madonna, credo, non ho guardato bene.

Della cosa me ne sono sempre fregato. Tanto più che se fosse per il mio gusto personale dovrei cambiare tutti i mobili di quella stanza, non certo solo quel quadro. Però giorni fa, non avendo nulla da fare, (… l’ozio è il padre dei vizi) ho pensato di dipingere qualcosa da mettere al posto del quadretto.

Da un po’ di tempo ho preso a dipingere senza avere in mente un soggetto, all’inizio. Lascio che siano i colori a suggerirmi cosa a cui dare forma.

Questo approccio ammetto che sta provocando un blocco nella mia produzione artistica, dato che quasi mai quello che io vorrei fare mi soddisfa in relazione a quello che poi le mani riescono effettivamente a dipingere… data la mia scarsissima tecnica.

Così a volte ho quadri fermi per settimane che mi guardano e mi pongono il problema di come continuarli. Ammesso che ci riesca.

Questo è iniziato in un modo e finito poi a rappresentare un’immagine che in qualche modo evidentemente s’ispira a tematiche sacre. Un angelo? Un demone? Dei dannati? Dei supplicanti? Il giudizio? L’inferno?  Boh.

Non lo so. Di evidente c’è la dolente indifferenza della figura alata e il caos. Nonché l’insignificanza e il dolore delle figure alla base.

Ovviamente non me lo sono messo in camera da letto… quest’incubo. Però è pieno di colori e quindi non mi dispiace.

In camera da letto c’è una riproduzione di un van gogh.

Il pezzo dei Dream Theater “In the name of god” penso si adatti.

 

CIMG1690