rieccomi


Sono tornato giovedi scorso da un paio di settimane in Corsica e ho intenzione di affliggervi con le foto. Sapevatelo e mettetevi il cuore in pace. Poche comunque, delle oltre 700 scattate.

Sarà una specie di diario di viaggio,  con qualche considerazione di carattere generale. Diciamo così… impressioni. Cose che ti vengono in mente quando non hai niente da fare, in vacanza.

La Corsica dal traghetto.

Non mi aspettavo niente, arrivando col traghetto da Livorno, con la macchina stracarica. Avevo passato gli ultimi giorni a studiare su internet cosa fare. Ero spaventato dal fatto che praticamente tutti quelli che c’erano stati parlavano di un traffico infernale ad agosto, e di strade terribili.  Queste non mi fanno paura in genere, ma il traffico si. Lo odio. Vivo a Roma. La mia vita è condizionata dal traffico. Preferisco un appuntamento a L’Aquila piuttosto che in centro. Faccio di tutto per evitarlo. In genere ci riesco muovendomi in orari per pochi, ma con Manu sapevo che non sarebbe stato molto possibile: abbiamo ritmi diversi per quanto riguarda la sveglia… Per cui titubavo.

Negli ultimi giorni ero alle prese con il sito Michelin che prendevo distanze e tempi di percorrenza da varie località verso altre. Con l’idea di verificare appena arrivato se corrispondessero alla realtà di agosto.

Ma intanto mi sono scelto un campeggio strategico. Fuori dalle zone più conosciute. Al centro del nord della Corsica, che dalle foto sembrava essere piuttosto ombreggiato (l’altra cosa che mi spaventava e che avrebbe potuto rovinarmi la vacanza, era il caldo!) e anche molto libero, senza piazzole obbligate in batteria, un’aerea al naturale, insomma. Il camping “Campita” che non è sulla guida Lonely Planet e nemmeno sui maggiori siti di informazioni si è rivelato, per i miei gusti, fantastico. Infatti c’erano pochissimi italiani. Molti olandesi, francesi, tedeschi.

Perchè mi trovo bene dove non trovo italiani e viceversa dove il posto mi dà l’idea di scappare non appena lo vedo è invariabilmente pieno di italiani?  Non lo so esattamente. Ma è una constatazione.  Quando il posto mi piace particolarmente incontro in genere degli olandesi. Quando si gode di un panorama romantico, i tedeschi.

macchina e tenda sotto gli alberi

Le docce erano fredde, al massimo tiepide. Ma potevi startene per conto tuo. Le tende sotto i lecci, nel fiume “Golo” che passava nel campeggio, era possibile fare il bagno, abbastanza profondo per tuffarsi.

Il Golo, nel camping

Insomma un piccolo paradiso, per noi. Avevamo pensato di fare una prima tappa lì,  un po’ lontani dalla mischia, per orizzontarci, prendere le misure… ci siamo restati dieci giorni.

Da Bastia a Francardo c’era voluta un’ora di macchina. Bella strada, poco traffico. Meglio così. Sapevo che vicino al campeggio c’era una falesia dove scalare: Caporalinu. Lo avevo letto nel sito del campeggio. Ma non mi ricordavo che anche a Francardo c’era una falesia. Avevo letto le due guide di arrampicata che avevo, ma non a livello di memorizzare tutti i posti dove si arrampicava.  E invece era pieno di calcare, li attorno. E quando dico vicino intendo 5 minuti di macchina, 5 di avvicinamento.

La prima sera in tenda ho freddo. Siamo solo a 300 metri ma c’è un’arietta che filtra dal tessuto della tenda che oltre al sacco a pelo mi fa tirare su il cappuccio della felpa con cui dormo. Come sono contento!

Il primo giorno ci inoltriamo però verso una falesia di granito. Siamo venuti più per il granito che per il calcare, dopotutto, visto che mentre questo dalle nostre parti abbonda, del primo non abbiamo proprio traccia, vicino Roma.

Rimango a bocca aperta, nella Vallée du Niolo. La Lonely Planet la menziona di sfuggita nelle ultime pagine quindi non ero preparato allo spettacolo di questa gola scavata nel granito, arida, aspra, la stradina che serpeggia , i colori rossastri. Chilometri di roccia e un torrente che scorre poco sotto la strada. Contornato da poco verde, piacevolissimo. La falesia passa decisamente in secondo piano.

la vallée du niolo

Ci fermiamo a fare foto, estasiati da questo paesaggio aspro, selvaggio.  Siamo in vacanza veramente, ora. Facciamo il bagno nel torrente, ce la prendiamo comoda. Poi andiamo avanti, arriviamo alla falesia di Cuccia, ma è troppo al sole e allora continuiamo, su fino alla foresta di Valdu Niellu…

E’ incredibile come possa cambiare il paesaggio in poco spazio. Sopra di noi cime dentellate, guglie di granito, montagna vera.

Per strada i maiali. Me lo avevano detto tutti che i maiali in corsica sono allo stato brado. Ma vederli in giro, attraversare le strade, dormire nei fossi a lato strada è un’altra cosa.

Di ritorno passiamo in falesia, in ombra, e assaggiamo la placche di granito. E’ dura ricordarsi di spalmare il piede sulle rugosità, invece di cercare appoggi inesistenti. Come è dura fare passi piccoli, ché tanto roba da tirare non la trovi. Un 5+ (ma perchè non lo chiamano 5c?) già sembra ostico al primo giro. Al secondo però va un po’ meglio. Per Manu è un mondo nuovo e come tutte le donne, si trova ad amare le placche.

manu su un 5+ senza nome

Io molto meno. E non vedo l’ora di andare sugli strapiombi di Francardo. Su grosse prese e l’amato calcare, ché il granito dopo tre giri già mi sono ricordato perchè mi stava tanto sulle p….

Il giorno successivo però decidiamo di vedere il mare. Michelin mi dava ad un’ora le spiagge di L’Ile Rousse. In effetti la strada è ottima, troviamo una decina di minuti di fila solo attraversando il paese, poi arriviamo in questa spiaggia ed è bella, di sabbia fine, bianca. Siamo circondati da italiani. Non sembra di stare ad Ostia perché parlano milanese o roba del genere, ma insomma… E comunque, mi cospargo di abbondante protezione solare e mi sistemo rattrappito sotto l’ala protettrice dell’ombrellone.

L’acqua però devo ammettere che è bella. Tanto che mi viene in mente di fotografarla da vicino. E questa sarà l’ultima foto che farà la mia digitale, visto che mi è finita in mare.

digitale R.I.P.


Tutto sommato, si può fare. Mare e arrampicata. Anche nella stessa giornata.

Nei giorni successivi andiamo a Francardo e Caporalinu. Calcare. Belle pareti. Tanto da chiodare ancora. Entrambe in ombra la mattina, a Francardo però c’è un settore esposto a nord in ombra tutto il giorno. E’ lì che scaliamo, su belle vie. Anche se Manu non gradisce troppo gli strapiombi.

Manu a francardo

Il giorno dopo andiamo alla spiaggi di Ostriconi. Molto affollata e piena di italiani. In genere la cosa, affollamento e presenza di italiani, coincide. Non so perchè.  La cosa però si fa interessante quando scopriamo che camminando un po’ ovvero soffrendo, sotto il sole, ci si può allontanare per un sentiero che costeggia il litorale del deserto des Agriates e allora il posto, per noi che cerchiamo la solitudine, diventa meraviglioso.

Qui metto qualche foto in più, perché merita sul serio. 45 minuti di cammino per questo.  Chiedete alla vostra indole se vale la pena.

Nei giorni successivi andiamo a scalare in Haut Asco. Una falesia in quota, uno scenario di montagna bellissimo.

Di vie, nella falesia di Asco, non ce ne sono molte e sono piuttosto difficili, per me. Inoltre ho sbagliato a interpretare la guida e così sono partito per il tiro di riscaldamento su un 6c, pensando fosse un 6a.  Se fossi stato nelle mie zone avrei capito subito che qualcosa non quadrava, ma un po’ perchè sul granito mi trovo male, un po’ pensando che i gradatori fossero dei pazzi ho continuato fino alla catena, usando tutti i sotterfugi antietici possibili e immaginabili. E anche oltre.

E comunque nella falesia di Cuccia mi è capitato di leggere sotto le vie 6a e 5c e poi di trovarle gradate sulla guida rispettivamente 6b+ e 6b. Il 6b+ peraltro di fessura da incastro di mano su roccia abrasiva a dir poco.  Quindi ero preparato a schiaffoni a ripetizione. Ma insomma scambiare un 6c per un 6a è dura.

Ma il posto era talmente bello che chissenefrega degli schiaffi… c’era un torrente spettacolare. Ci siamo messi a mollo e … va bene così.

Poi andiamo a vedere i Calanques. Dicono che sono spettacolari e bisogna andarci. Io in genere diffido dei posti dove “bisogna andare” ma facciamo un’eccezione.

Lungo la strada rimango ancora stupito dalla quantità di boschi e foreste, ma anche di roccia, tantissima roccia. E’ il paradiso degli arrampicatori, senza dubbio. Tre ore di macchina. Non c’è traffico e la strada non è male, ma non credo ci sia un tratto rettilineo di 400 metri su 80 km.  Però mi trovo bene a guidare.

Bisogna stare attenti alle mucche e ancora di più ai maiali, però. A Calacuccia una banda di facinorosi aveva rovesciato i cassonetti appena dietro una curva e stava pasteggiando allegramente: momenti faccio una strage.


Anche di mucche in giro ce ne sono  parecchie. Di un colore che si confonde con la terra, o le pareti di roccia. Senza gli odiosi campanacci al collo, che dalle nostre parti mettono anche ai cavalli, in giro a brucare la poca erba che trovano. Magre. Mi ricordano le immagini di certe mucche in africa, ai margini del Sahel. E’ strano che con tutta l’acqua che vedi scorrere in giro i Corsi non irrighino campi a scopo agricolo o per i pascoli. E’ strano per noi che siamo abituati a vedere un uso intensivo, ai limiti e spesso bel oltre, dell’abuso delle risorse. Ma forse è per questo che questa terra da la sensazione di essere rispettata.

I limiti indicati dai pochi cartelli indicatori sono giusti. Se dicono 70 kmh è che proprio di più non puoi andare, a meno di far fischiare le gomme. Cosa che proprio non mi interessa. In italia sabato scorso ho visto, purtroppo non l’ho fotografato, un cartello con limite 10 kmh per una curva che si può fare a 70. Oh… 10 kmh è roba da runner della domenica… in andatura blanda!!

Il senso di questa cosa mi è sempre sfuggito. Quello che mi è chiaro è invece l’effetto diseducativo: leggi assurde che in quanto tali non vengono rispettate portano all’abitudine ad infrangere le leggi. Che si tratti di codice civile o codice della strada fa poca differenza.    Come in quelle strade in tutto simili ad autostrade con limite a 90, dove se vai a 100 ti suonano o ti fanno i fari,  e dove però ci sono autovelox che ti castigano se non stai più che attento.

Come la firenze-livorno, tanto per dirne una… dove al ritorno, appena uscito dal traffico del porto alla prima accelerata rischio di aver preso una multa. Speriamo di aver avuto la targa troppo sporca!

Ma torniamo ai Calanques. Il posto è oggettivamente fantastico.

Di immagini in rete ne trovate quante ne volete, quindi non ne metto. Noi ci siamo limitati a passarci in macchina, fermandoci ogni tanto a fare foto. Però troppe macchine. Per carità, non è che pretendo il deserto ad agosto, però passo oltre velocemente e cerco posti più tranquilli.

Siamo andati a mettere il nostro ombrellone rosso alla plage de Arone, comunque frequentata anche troppo, per i miei gusti. Ma per un giorno, dopo tre ore di macchina, si può fare.

E quindi siamo tornati a “casa”.  Ovvero il campeggio a Francardo. Ma prima ci siamo fermati a Cuccia, alla falesia, a prendere schiaffi.

In tutti questi giorni abbiamo sempre mangiato cucinandoci in campeggio la sera e portandoci i panini dietro per il giorno. La Corsica è cara. Lo è un poco di più dell’Italia nei supermercati, che comunque sono, come i supermercati francesi, mediamente molto meglio dei nostri per la possibilità di scelta, e molto di più per i beni di consumo da strada: quali gelati, bibite, panini eccetera. Il carburante quest’anno costava uguale.

Noi abbiamo fatto la spesa e siamo andati a cena in un ristorante una sola volta. Alla fine, tutto incluso, abbiamo speso una media di 30 euro al giorno a persona. Incluso viaggio in nave, macchina, eccetera. Tutto ma proprio tutto.  Non mi pare tanto. Insomma dipende dalla vacanza che vuoi fare. Se pensi di andare nei posti più alla moda, nelle ore di punta, di mangiare e bere per locali, allora troverai traffico e spenderai molto. Contento tu, contenti tutti… anche i Corsi, probabilmente, che facendo di necessità virtù, vivendo in un posto meraviglioso che comunque sarebbe invaso dai turisti, cercano di trarne almeno un ritorno economico.

Il posto noto per gli arrampicatori, in corsica è la valle della Restonica, a Corti e la zona della Bavella, più a sud.

Avevamo fatto un pensierino di una visita a Bavella ma stavamo troppo bene nel campeggio del vecchio Batista, quindi sarà per la prossima volta. Sulla Restonica invece, che avevamo a pochi chilometri, ce la siamo ritardata a dopo ferragosto, convinti che prima ci fosse troppa gente. In effetti era così. Il posto è bello, ma troppo frequentato questo periodo. Non da arrampicatori, bensì da automobilisti in cerca di parcheggi dove scender per fare il bagno nel torrente. E di gente che ad ogni curva (ovvero ogni 40 metri) suona ripetutamente il clacson per avvertire del suo incipiente arrivo.

Il risultato è una sorta di clamore continuo, che si placa solo all’ora di pranzo.

Oltretutto le pareti di arrampicata sono tutte, ad esclusione di una, esposte a sud. Quindi troppo calde.

In quell’unica esposta a nord siamo andati e l’abbiamo trovata deserta. Forse troppo avvicinamento? (15-20 minuti).  Nonostante il nome – tomba – ci siamo divertiti molto. Belle vie.  E poi bagno al torrente.

Lo stesso, nel senso del bagno al torrente,  nella falesia di Pont du Vecchio, nella poco frequentata zona, ma bellissima, selvaggia, della Foret du Cervello. Le vie erano su granito nero e al sole già alle undici del mattino. Dure e sottogradate, mentre in Restonica il contrario.

*
*
*

Poi, dopo 10 giorni, ci siamo spostati nella zona di Cap Corse. Volevamo avvicinarci a Bastia, dove avremmo ripreso il traghetto per l’Italia.

Il campeggio a Sisco era piacevole, i servizi ben tenuti, l’ambiente accogliente e tutto sommato ci siamo organizzati bene.

Ci eravao riuniti ad una coppia di nostri amici e la sera c’erano interminabili partite a machiavelli e giri di mirto. Le donne uscivano sempre vincitrici, sia dall’una che dall’altra sfida.

Però era sovraffollato, per i nostri gusti. Le tende erano molto vicine le une alle altre. Insomma un camping normale.

In tre giorni però siamo riusciti a trovare tre posti da sogno in cui stare da soli.

In questa caletta davanti allo scoglio della Giraglia, all’estremo nord. E non era nemmeno troppo lontana dalla strada e la macchina. Circa 10 minuti. Nelle vicinanze di Barcaggio.

Scogli e un sacco di posidonie secche e fare da cuscino in una grotta naturale.

Il giorno dopo di nuovo, nelle vicinanze. Dalla Plage de Tamarone, vicino Macinaggio. Stavolta è più faticoso superare la spiaggia affollata e trovarsi un posto tranquillo. Una mezzora abbondante per trovare questo:

E stavolta avevamo anche l’ombrellone, temendo di non trovare ombra.

Il giorno successivo abbiamno affittato una canoa e ce ne siamo andati un po’ in giro, essendo la zona sopra Nonza poco camminabile alla ricerfca di angoli nascosti, essendo a picco sul mare, tranne il piccolo porticciolo dove abbiamo preso la canoa: alla Marine di Giottani, un posto turistico, ma non troppo. Poca gente sulla spiaggia di ciotoli, un bar, il ristorante dell’albergo, il porticciolo solo per piccole imbarcazioni.

E abbiamo fatto anche in tempo ad arrampicare, in questi tre giorni, alla Torre Seneque, dove le vie sono facili e il difficile è prima prima della prima protezione, nonché fotografare il tramonto, dalla Torre.

Difficile scegliere fra le foto che abbiamo fatto, la maggioranza purtroppo con i cellulari, data la prematura dipartita della digitale, ma i luoghi bellissimi riescono ad emergere anche nella scarsa qualità delle foto (e dei fotografi).

E ora sono di nuovo qui, a leggere di Bossi di Maroni di Berlusconi e di Tremonti.  E non è la stessa cosa.

…………………………

Nota ai margini specifica per gli arrampicatori:

Ho scalato in qualche falesia: Francardo, Caporalinu, Cuccia, Restonica, Asco, Pontevecchio, Torre Seneca.

Avevo la guida di Maurizio Oviglia “Arrampicate sportive in Corsica”  (purtroppo esaurita) e “falaises de corse“. Integrare le informazioni delle due guide a volte è ostico. Alcuni nomi sono diversi e anche i criteri di presentazione delle vie, nonché molte valutazioni.

Ho fatto solo falesia, niente vie lunghe. E Francardo è il posto che mi è piaciuto di più.

Ebbene si, preferisco il calcare. E quello di Francardo è lavorato, a volte molto doloroso per le dita, con intrusioni che sembrano pezzi di carbone. Hai idea che a caricarli gli appoggi si rompano, e invece tengono.

E’ un sito fatto di molti piccoli settori per la maggior parte in ombra la mattina. Alcuni però immersi nella lecceta per cui buona parte della via sempre ombreggiata. I gradi mi sono sembrati giusti. Nel senso che sono quelli cui sono abituato nella mia zona. A guardarsi attorno viene da pensare che ci sia molto ancora da chiodare, ma non sono stato a verificare sul posto. La chiodatura l’ho trovata attenta e intelligente.

Caporalinu, è a poca distanza da Francardo, ma il calcare è diverso. Assomiglia a sperlonga, ma molti buchi sono svasi. A volte. Non lo sai mai prima però.

Alcune vie sono un po’ unte. Anche qui è in ombra la mattina. I gradi mi sono sembrati stranamenti dissimili fra loro, anche su vie limitrofe. Forse risente di chiodature in epoche diverse.

Cuccia è una falesia piccola, granito a tafoni e placche. E’ uno dei pochi posti che ho visto in cui i gradi sono indicati sotto le vie. Tranne due vie a sinistra che non erano su nessuna delle due guide, la mia valutazione, secondo il metro del luogo, è 5+ quella a sx e 4+ quella a dx.

Le altre come dicevo hanno il nome e il grado sotto. Ma attenzione! è sbagliato…

Io ho cercato il riscontro fra questi e quelli della guida “falaises de corse” solo per le prime 3-4 vie. Erano uguali. Quindi sulle successive ho evitato di tirare fuori la guida fidandomi di quelli scritti sotto e mal me ne è incolto. Ho beccato un 6a (scritto sotto) che nella guida è dato 6b+. Ed è 6b+ in effetti. Passaggio in strapiombo con incastro di pugno in fessura svasa (dolorosa).

La scritta appare vecchia. Mi è rimasta la curiosità: erano i vecchi gradi? ma come si poteva dare quella via 6a? oppure era uno scherzo mangia rinvii? boh. Anche la via accanto data 5c (scritta sotto) sulla guida è data 6b.

Ma allora perchè i 5+ – guida e scritte – sono coerenti?

Mistero.

Altri misteri:

Perchè in alcune falesie, (torre seneca ad esempio) la chiodatura è perfetta nella via ma rischia di farti ammazzare per la prima rinviata?

Torre Seneca (zona Cap Course) è deliziosa. Va in ombra il pomeriggio presto. E’ immersa nella lecceta. Le vie sono poche però, su scisto, e c’è un 5+ che ha un attacco di 6b. Qui però non rischi di lasciarci il rinvio: infatti il grado è prima della prima protezione.

In Restonica ad agosto scalare è difficile. Le vie sono tutte esposte a sud. L’unico settore a nord (granito giallo a spigoli, in un settore e bianco lavorato in un altro) però è sovragradato. Però le vie sono bellissime, di 30-35 metri e portarsi a casa qualche soddisfazione dopo gli schiaffi dei giorni precedenti non fa male.

La falesia di Asco è in quota. Il posto è meraviglioso. Per arrivarci bisogna intuire il sentiero. I gradi mi sono sembrati corretti. Il granito è scuro, umido. Qui ho sbagliato io. Ho letto male la guida e per scaldarmi anziché partire su un 6a sono partito su un 6c. Avendo preso schiaffi il giorno precedente non è che mi sono premurato di controllare meglio: ho semplicemente pensato che era gradata a cazzo di cane. Chiedo venia per gli accidenti che ho mandato agli estensori della guida. In effetti il 6a che poi ho fatto, dopo essere arrivato in catena del 6c snocciolando un rosario… era un 6a.

La falesia di Pont du vecchio (foret du cervello) dice che è esposta a ovest e al sole il pomeriggio. In realtà alle undici su quel granito nero ci puoi già cuocere le uova. Anche qui i gradi menano come fabbri. Pur avendo evitato le placche attentamente e cercato gli strapiombi a tafoni ho trovato schiaffi quanti ne volevo.

Per questo alla fine sono andato più al mare che altro. Mica puoi tornare dalla vacanza amareggiato e intristito.

Eccheccazzo.

Ho fatto finta di niente passando davanti a Pietralba. E ho anche evitato L’Ile Rousse. Erbalunga. E ovviamente, St. Florent. Fossi matto.