ricordo


Dei quattro nonni naturali che spettano ad ogni essere umano, io ne conobbi tre. Il padre di mio padre morì prima che io nascessi.
Delle nonne, una viveva lontano e non la vedevo spesso. L’altra era buona, dolce, cucinava delle stupende polpette. Romana doc, la sora Clara, nata nel 1909 nel rione Monti, ovvero dove una volta c’era l’antica Suburra era andata a vivere dopo sposata a Trastevere, in via della Luce, angolo via della Lungaretta.

Le stesse case che questo pittore, Ettore Roesler Franz, ritraeva in fine 1800, un 40 anni prima.

Ettore Roesler Franz

Gruppo di vecchie Case Mediovali alla Longaretta, angolo via della Luce

1882-1889 ca.

Acquerello su carta

mm 750×535

( museo in trastevere)

In quelle case nacque mia madre, e i suoi fratelli più grandi. I più piccoli invece a Quarticciolo, dove il fascismo sfrattò gli abitanti delle zone centrali che voleva restituire all’antico splendore.
Suo marito, il padre di mia madre, mio nonno… si chiamava Corrado. Era nato nel rione Borgo, lui. Quello alle spalle di San Pietro. Un borghiciano e una monticiana, s’erano conosciuti, sposati e erano andati a vivere in trastevere. Quando i rioni di roma erano anche rivali fra loro. Quando se andavi a portare via le loro donne rischiavi la coltellata. E’ incredibile pensare a com’era questa città meno di cento anni fa.

A lui debbo una buona parte di quello che sono.
Gli assomiglio fisicamente, ma anche come carattere, per molti versi. Ancora oggi mia madre ogni tanto mi dice: sei tale e quale a tuo nonno. Quando attorciglio le salviette a tavola, per esempio.
Quando la prendo in giro sulle cose della religione. Quando scherzo su tutto.
Io ero il primo nipote, lui era appena andato in pensione, prima del tempo, per malattia.
Appena poteva mi portava con lui.
Da lui ho preso lo scappare dalla città, appena possibile.
Aveva una 600 bianca e con quella andavamo nei boschi intorno a roma, a Montecompatri, a Frascati. A respirare aria buona, diceva.
A quel tempo!
Chissà oggi, cosa direbbe dell’aria che respiriamo nelle città.
E come capirebbe il mio scappare in montagna appena possibile.
Godeva solo per il fatto di essere in un prato. Gli bastava un prato qualunque, un prato di quella periferia che oggi è piena di case era con lui un luogo magico, pieno di sorprese e di racconti.
Mi ha insegnato a rispettare gli animali, qualunque animale. Ad amare i cani. Mi ha assecondato quando raccolsi il primo cane della mia vita. Riaccompagnandomi in macchina nel prato dove lo avevamo visto, con qualcosa da mangiare e poi a prenderlo, per portarlo via con noi.
Mi ha insegnato, anzi, me l’ha passata nel dna, l’odio profondo per i soprusi, le ingiustizie, le prepotenze, i vigliacchi.
Mi ha passato l’ateismo sanguigno anticlericale, che dileggia i preti, l’antifascismo viscerale.

Non era un diplomatico. Mi ha ripetuto mille volte, appena poteva: ricordati sempre: chi mena per primo mena due volte. Non ti far mettere i piedi in testa da nessuno. Da nessuno, hai capito? Mai.

Me lo ricordo come fosse ora, seduto su una sedia messa al contrario, in modo da poter appoggiare le braccia sullo schienale, davanti alla televisione in bianco e nero, ad ascoltare compiaciuto Longo, o Berlinguer, e ad insultare con continuità Almirante.
Ammirava Almirante per come parlava. Diceva: sa parlare sto disgraziato, mascalzone (penso si contenesse nei termini per la mia presenza), farabutto. Impiccato devi finire.  Li odiava, i fascisti. Li odiava e li disprezzava.
Meglio per te, nonno, essere morto prima di vedere che sono tornati e stanno ovunque, e comandano loro.

Era orgoglioso di me. Cercava d’insegnarmi a disegnare. Lui che non aveva fatto scuole, era bravissimo, istintivamente, con il chiaro scuro. Era bravo a scolpire. Lavorava l’argilla, la plastillina. Mia madre ha a casa una testa in bronzo, di me bambino, fatta da lui. E altre opere.
Era solo un fonditore, ma a frequentare artisti aveva imparato. Era fiero della sua amicizia con Manzù.
E mi mostrava orgogliosamente le opere a roma nelle quali aveva lavorato.
Vedi il cavallo, lassù? Indicando le quadrighe in cima all’altare della patria…
Sembra piccolo eh?
Quando lo abbiamo saldato ci siamo entrati dentro in 15, comodamente seduti.
 
..

O la madonnina di piazza di spagna, della quale abbiamo ancora copie in bronzo, piccole ovviamente. Delle prove. E altre sue. Era bravo davvero.

Ogni anno passava dei periodi in ospedale, per via di quel mezzo polmone che gli avevano tolto per sbaglio e per le polmoniti che inevitabilmente diventavano raffreddori e bronchiti. Allora faceva disegni alle infermiere, che lo adoravano per le sue battute di spirito. E mia nonna s’ingelosiva un po’.
A casa, la bombola dell’ossigeno sempre ai piedi del letto. Mio padre gli portava quelle grandi dall’officina. Che duravano di più.
Povero nonno. Quanto faticava a salire le scale. Ogni rampa era una conquista.  Io ero ragazzino e correvo avanti. E lui: vai vai, che io mi devo fermare. La mano appoggiata al corrimano, un passo e dei respiri profondi. Per lui ogni ritorno a casa era come salire a 8000 metri.

Non era grasso, ma per essere uno nelle sue condizioni avrebbe dovuto stare perennemente a dieta stretta. Ma si può tenere a dieta uno che aveva sofferto la fame vera più volte, nella sua vita?
Non capiva come io fossi uscito così schizzinoso. Non poteva nemmeno concepire, che si buttasse qualcosa da mangiare.
Da quà, finisco io, diceva.
Era sempre a dieta. Ma era famoso per il suo oggi rompo, da domani però… a dieta. 

Era comunista. Era stato fra quelli che avevano seguito il mitico gobbo del quarticciolo, fino alla fine della guerra. Quando poi il partito lo aveva sconfessato (tradito, diceva lui) aveva lasciato il gobbo, che tanto si sapeva come sarebbe finito, e anche il partito. Ma era rimasto comunista.

E’ morto tanti anni fa. Quasi 30. Ma è dentro di me, con le sue frasi, le sue espressioni, le sue indignazioni e la sua umanità profonda.
Non ho mai sentito il bisogno di andare al cimitero a Prima Porta, dove si trova la sua tomba. Solo quando morì anche la moglie, mia nonna, ci tornai per il funerale e l’inumazione e da allora mai più.
Non so perchè. Per me lì non c’è niente.

Quello che ti porti dietro nella tua vita di una persona è dentro di te. Oppure no.

Da qualche parte ho letto, non ricordo chi lo abbia scritto, un uomo non è veramente morto finchè sopravvive il suo ricordo.

roberto ha aggiunto un intervento


 
Come tutti sono rimasto abbastanza sconcertato al momento in cui la piattaforma di windows.live.spaces è stata modificata. Ma in genere non sono il tipo che è disturbato dal cambiamento in quanto tale. Per cui mi sono dato del tempo per abituarmi, per capire se c’erano degli aspetti positivi e quali o anche qualcosa fosse peggiorato.
 
A distanza di qualche giorno noto che mi è passata la voglia di scrivere.
Non so se è passata anche ad altri miei contatti o semplicemente non mi arrivano più i loro aggiornamenti. Non è che tutte le mattine possa mettermi a fare il giro casa per casa a vedere se ci sono novità. Quello che noto è che andando nella pagina degli aggiornamenti a volte trovi cose completamente diverse.
 
Comunque se prima avevo la sensazione di scrivere per qualcuno ora non ce l’ho più. E allora non mi viene da scrivere.
 
Nel nuovo sistema trovo insopportabile la commistione fra contatti del blog e quelli di msn. E’ un modo di darsi la zappa sui piedi (e lo so per esperienze passate) l’interazione msn si sostituisce a quella sul blog col risultato di essere bidirezionale e chiusa anziché multidirezionale aperta.
Trovo fastidiose l’aggiornamento di stato e le note.
In pratica posso interagire con le persone in posti diversi: le note, il guestbook, lo stato, le foto, il blog… il risultato è una frammentazione e una confusione che a tutto serve meno che a stabilire delle reali comunicazioni.
 
Mi mancano le statistiche.
Era un buon modo discreto per lasciare la propria traccia (e vedere le tracce) senza lasciare frasi o messaggi.
 
Inoltre nel casino ho perso una ventina di contatti.
 
Per contro, di veri vantaggi nella nuova piattaforma non riesco a vederne. Forse il caricamento delle foto, è più facile.
 
Insomma, ancora non sono arrivato alla conclusione di cancellare tutto, ma non mi viene voglia di scrivere.
Saluto gli amici che passano di qua. Auguro buon 2009 se non ci si sente prima.